Vice presidente Fazzari, la professione notarile si è evoluta nel tempo e il ânotaio digitaleâ è ormai una realtĂ consolidata. In quali settori intravede nuove potenzialitĂ di sviluppo per lâinformatica notarile?
In questi anni abbiamo fatto passi significativi. Ma ritengo ci siano ancora ampi spazi perchĂŠ lâinformatica notarile nel prossimo futuro migliori lâanalisi e il corretto utilizzo delle informazioni, sia allâinterno del singolo studio, sia allâinterno del Notariato, sia allâesterno, rendendo semplici e âusabiliâ operazioni tecnicamente complesse. Prendiamo ad esempio, la riforma della Volontaria giurisdizione di prossima entrata in vigore: senza in alcun modo voler sottovalutare i delicati aspetti giuridici, un ruolo decisivo lo giocherĂ la corretta e tempestiva trasmissione della autorizzazione e dei documenti allegati alla Cancelleria, al P.M. e alle parti come anche delle comunicazioni relative ad eventuali impugnazioni.
Ritengo perciò fondamentale che il Notariato si confronti col Ministero della Giustizia sulla base di indicazioni tecnicamente e proceduralmente corrette, e che lâinformatica recepisca tali indicazioni. Allâinterno degli studi, penso, ad esempio, a sistemi che consentano in maniera semplice una migliore percezione dei costi e dellâandamento dello studio: si tratta di evidenziare, in maniera semplice, magari tramite indicatori intuitivi, dati che tutti noi teoricamente abbiamo, ma che, nella frenesia della quotidianitĂ , non sempre riusciamo a percepire e valutare correttamente.
Dubito invece della efficienza dei sistemi informatici che si propongono di âautomatizzareâ decisioni contrattuali, ed anche giudiziali, con sistemi di Intelligenza Artificiale: temo che, cosĂŹ facendo, andremmo a sostituire le regole dellâalgoritmo alle regole del diritto e alla preziosa valutazione dellâinterprete. E lil valore del Notariato è sempre stato anche la capacitĂ di rielaborare e adattare strumenti e contratti agli interessi delle persone: la fantasia, lâintuito, non la ripetizione di formule tralatizie, o di algoritmi.
Un forte impulso alla digitalizzazione è avvenuto con lâemergenza sanitaria. Quale ruolo assegnare alle professioni in unâeconomia che sta spingendo sempre di piĂš a svolgere attivitĂ senza la presenza fisica?
Lâemergenza sanitaria ci ha imposto un massiccio esperimento di interazione a distanza con lâutilizzazione di strumenti informatici. Proviamo ad analizzarne i risultati: ovviamente non possiamo trarre indicazioni valide ed univoche per tutte le attivitĂ professionali; possiamo però valutarne lâincidenza su alcuni singoli aspetti. Le udienze civili a distanza mi pare abbiano funzionato discretamente; la didattica cosĂŹ cosĂŹ, certamente meglio nellâistruzione universitaria. La formazione professionale? Luci ed ombre.
Ho lâimpressione che la distanza, anche ove assistita da strumenti informatici tecnicamente ottimali, privi la comunicazione di una dimensione cognitivamente importante: laddove la comunicazione sia giĂ in partenza tendenzialmente priva di tale dimensione (si pensi alle udienze del processo civile, spesso tecnicamente caratterizzate da una sequenza dialettica preimpostata dalla strategia processuale), o alle lezioni universitarie con oggetto predeterminato ed emozionalmente abbastanza neutre, i vantaggi del mezzo informatico probabilmente superano il prezzo da pagare. Ma dove la âtridimensionalitĂ â della comunicazione è fondamentale (lo abbiamo visto bene nella scuola primaria, ad esempio), lo strumento informatico mi pare perda gran parte della propria efficienza.
Pensiamo alle nostre riunioni ed ai nostri aggiornamenti a distanza: le riunioni âtecnicheâ sono state abbastanza efficienti, laddove impostate in modo da tener conto dello strumento informatico e in presenza di interlocutori interessati e posti in grado di partecipare e interagire; assai meno, se impostate come lezioni âfrontaliâ, o come meri mezzi di acquisizione di crediti formativi. Anche lâattivitĂ professionale non può non tener conto del fatto che la attivitĂ in presenza non è, e non può essere, identica alla attivitĂ a distanza, perchĂŠ ci sono aspetti, dimensioni, che questâultima non è in grado di rendere.
Da tempo gli indicatori della cassa di previdenza dei notai forniscono una rappresentazione dellâuniverso notarile che smantella lo stereotipo del notaio, sempre e comunque professionista ricco ed affermato, e con âdiversitĂ â esistenti tra le varie aree del Paese, nonostante la funzione esercitata rimanga la stessa. Che ruolo può avere la tecnologia in questo scenario?
Come sempre, la tecnologia porta opportunitĂ e rischi. Sta a chi la utilizza comprenderne le une e gli altri. La tecnologia può essere utilizzata per ridurre gli squilibri esistenti tra le varie aree del Paese e tra il piccolo e il grande studio; per consentire a ciascuno di valorizzare la propria formazione e la propria competenza; per scambiare in modo efficiente e veloce informazioni; per fornire strumenti di analisi. Ma non ne può essere consentita lâutilizzazione per ampliare le diseconomie, lâaccentramento di lavoro in determinate zone o in determinati studi; in altre parole, lâutilizzazione strumentale a una competitivitĂ svincolata da parametri etici e deontologici, che invece caratterizzano fortemente le attivitĂ professionali, costituendone uno dei caratteri distintivi rispetto allâimpresa. Un ruolo essenziale, ma ancora tutto da studiare, deve avere perciò avere la tecnologia nellâacquisizione di dati e nella elaborazione di elementi deontologicamente rilevanti.
Stefano Fazzari, notaio, è Vice presidente Notartel S.p.A. e Consigliere della Cassa Nazionale del Notariato.