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Ciascuno di noi, singoli notai, istituzioni e associazioni notarili, è giustamente convinto dell’attualità della funzione notarile e consapevole della necessità di coniugarne l’esercizio con gli strumenti e le modalità che la tecnologia offre.

Il controllo di legalità, la funzione di adeguamento della volontà negoziale, l’affidabilità e certezza per i pubblici registri che il notariato offre a un costo ragionevole sono fattori che rappresentano un valore anche economico per il Paese. E ciò è stato dimostrato in più occasioni e da ultimo nel confronto all’americana con due economisti tutt’altro che amici come Carlo Stagnaro e Luciano Lavecchia nel convegno a Milano lo scorso 12 gennaio.
 
L’atto notarile informatico, con la firma grafometrica di iStrumentum, frutto di un percorso ultraventennale di informatizzazione degli studi notarili, rappresenta l’attuale veicolo di esercizio nell’era digitale dell’arte di Rolandino. I registri per le Dat e gli amministratori di sostegno, la Notarchain, sono una prova della capacità di offrirsi a servizio dei cittadini e della vitalità del notariato.
 
Eppure tutto questo può non bastare per mantenere la funzione notarile al centro della contrattazione immobiliare e societaria nella sistematica giuridica italiana e per farne apprezzare l’utilità e il valore allo Stato e alle persone.
Ecco allora diventa palese che uno degli slogan più in voga di questi mesi, la formula “Il notariato tra tradizione e innovazione”, vada riempito di contenuti, ma, al tempo stesso, come non sia per nulla semplice individuarli senza rischiare o temere di snaturare il notaio e la sua attività.
 
La sfida è complessa: contrastare le forze e i gruppi d’interesse che, non di rado per difetto d’informazione, giudicano l’informatica e la semplice firma elettronica un moderno sostituto del notaio. Occorre farlo, però, cavalcando la moderna tecnologia, approfittando dei vantaggi che offre e non evidenziandone i limiti per, inutilmente, respingerla.
 
Come? Iniziando rapidamente a sperimentare in concreto e non solo a immaginare come ipotesi di studio teorico, ulteriori forme di atti “non cartacei”. Si potrebbe partire da modelli impiegati nella contrattazione non notarile di tutti i giorni e, come tali accettati (o subiti?) da ciascuno di noi, provando a migliorarli e renderli a servizio della funzione notarile. Nessuno si stracci le vesti; qui si sta parlando della possibilità di sperimentare in concreto e misurare gli effetti su un pubblico soprattutto di millennials, per esempio di un “video” atto, tutti nello studio del notaio e con identificazione biometrica o di un atto digitale a distanza sempre tramite sistemi video. O ancora, ma gli esperti in tecnologia a servizio del diritto potranno indicarne altri, della possibilità di testare un atto notarile direttamente su piattaforma informatica a distanza, come per gli acquisti di beni di consumo su una piattaforma web ma con l’intervento notarile. Si propone di approfondire su come procedere ove volessimo acquistare, come su Alibaba o Amazon, non un bene mobile ma una casa, su una piattaforma gestita dal notariato, o comunque da noi intermediata. E naturalmente inquadrandola nel sistema giuridico di civil law. Il che, molto probabilmente, impone, tra l’altro, di modificare il codice civile nelle norme sull’invalidità del contratto; di prevedere nuove ipotesi di errore “sulla tecnologia e sui suoi effetti” o di annullabilità per “dolo informatico”.
 
Il notariato ha le capacità e con la propria società di informatica, anche gli strumenti, per farlo.
 
Occorre provarci e, all’esito della sperimentazione, dare risposte anche negative, perché intorno a noi il mondo fa già, o sta provando, contratti così perfezionati, giocando con parole come smart contract per rendere il tutto più alla moda.
 
Occorre provarci perché la Commissione Europea presenta in questi giorni il progetto sul Digital Single Market che potrebbe rivoluzionare il modo di creare e far vivere le società in ambito UE.
 
Occorre provarci come stanno facendo altri notariati: proprio in queste settimane il notariato austriaco ha messo in campo la possibilità di costituire, con modalità digitali non tradizionali, società totalmente on line, e quindi in concorrenza con analogo modello senza intervento del notaio introdotto in quel Paese.
 
Far convivere tradizione e innovazione nel notariato, di fronte ad azioni dirette a considerarci come parte solo della tradizione e del passato, impone a ciascuno di noi di navigare oltre le colonne di Ercole dell’attuale modo d’immaginare, non il notaio, ma gli strumenti con i quali ciascuno svolge la sua ancor attuale funzione. D’altronde Cristoforo Colombo nel suo viaggio verso le Indie aveva con sé un Notaio.