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Pres LuraghiPresidente Luraghi, durante un’emergenza sanitaria senza precedenti e in una zona dolorosamente colpita alla quale tutti abbiamo guardato con apprensione e solidarietà, quali ostacoli ha dovuto superare nella gestione del Distretto e del suo Studio per affrontare questo periodo?

L’ostacolo maggiore è stato sicuramente quello di doversi districare tra una miriade di provvedimenti emergenziali, provenienti dalle più varie fonti e a volte tra di loro contrastanti: di fronte a tale confusione, ho fornito ai miei notai un bollettino di informazione quasi quotidiano e linee guida di immediata applicazione. In questa missione mi sono state di grande aiuto due chat di WhatsApp, da molto tempo da me create, formate la prima dai miei consiglieri distrettuali e la seconda dai miei colleghi presidenti lombardi con la preziosa aggiunta dei consiglieri nazionali della Lombardia Beppe Calafiori e Alessandra Mascellaro, per il Consiglio Nazionale, e Mario Mele, per la Cassa di previdenza. Ovviamente non sono mancati anche gli strumenti tradizionali (mail e telefonate), per i quali sono stato coadiuvato dalla preziosa segretaria del nostro Consiglio.

Questo spazio che mi avete dedicato e per il quale vi ringrazio, mi dà l’occasione per raccontare quello che è successo nel mio distretto, al di là di quello riportato sui media (e anche per rispondere ai novelli negazionisti, che nel confort dei loro salotti e nascosti dietro una tastiera sono arrivati persino a negare la veridicità di talune scene e immagini trasmesse sui media e sui social, delle quali purtroppo molti bergamaschi, compreso il sottoscritto, siamo stati testimoni oculari).

Siamo stati investiti tutti da una pandemia che finirà nei libri di storia non solo per il numero delle vittime e dei contagiati, ma anche per le pesantissime conseguenze economiche.

E se c’è un luogo, non solo in Italia, in cui questo virus ha lasciato sul terreno un numero impressionante di vittime, toccando praticamente quasi tutte le famiglie, quello è Bergamo, il mio distretto, e in particolare un Comune, Alzano Lombardo, che è proprio la mia sede e che durante il lockdown, è diventato un paese fantasma: tanto da portarmi a dire che ad Alzano Lombardo non è il notaio che ha abbandonato la sede, ma è la sede che ha abbandonato il notaio…

Per dare solo un’idea, nella sola città di Bergamo tra il primo e il 21 marzo i morti sono aumentati del 294% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; ad Alzano Lombardo si è arrivati a +937,5%. E questi sono i dati “ufficiali”, perché i dati reali (raccolti sul campo dal nostro quotidiano locale, sentendo i singoli comuni) parlano di 5.700 decessi, di cui 4.800 riconducibili al Coronavirus, nella provincia di Bergamo nel solo mese di marzo, con una stima di 305.700 contagiati, su una popolazione di circa 1.100.000 abitanti.

Il commissario straordinario Arcuri ha paragonato il numero dei decessi avvenuto negli ultimi mesi in Lombardia a quello delle vittime civili dei bombardamenti di Milano durante l'intera Seconda Guerra Mondiale, numero che sarebbe cinque volte superiore: personalmente trovo inappropriati questi richiami ad eventi bellici, per rispetto di quelli che hanno realmente vissuto gli orrori delle guerre, anche se, devo dire, nelle prime tre/quattro settimane del contagio, tra mezzi militari che trasportavano i feretri verso i forni crematori di altre provincie e regioni, bare accatastate nelle chiese dei cimiteri, ospedali da campo e medici costretti ad applicare i c.d. protocolli di guerra per mancanza di posti in terapia intensiva, la provincia di Bergamo sembrava realmente un campo di battaglia.

Ora la situazione sta migliorando, anche grazie al senso civico e alla generosità dei bergamaschi, che in moltissime forme hanno contribuito a dotare i nostri ospedali dei mezzi necessari per fronteggiare l’emergenza.

Anche gli 80 notai bergamaschi hanno, nel loro piccolo, dato il loro contributo, raccogliendo quasi 160.000 Euro, la maggior parte dei quali destinati all’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, senza dimenticare le fondazioni di ricerca.

Va da sé che la grave situazione sanitaria e le conseguenti pesanti limitazioni alla mobilità e allo svolgimento delle attività produttive e professionali - ricordo che le ordinanze regionali, in vigore dal 22 marzo 2020, in Lombardia hanno di fatto azzerato l’attività notarile, limitandola allo svolgimento delle pratiche urgenti, indifferibili o soggette a termini di scadenza - hanno creato gravi difficoltà ai nostri studi professionali, costretti a fare ricorso in massa agli strumenti fin qui messi a disposizione: cassa integrazione, moratoria dei mutui, sospensione dei versamenti fiscali e contributivi e, da ultima al nostro interno, la sospensione del versamento dei contributi alla Cassa Nazionale di previdenza e al Consiglio Nazionale. Tutto ciò ci ha permesso di tirare un temporaneo sospiro di sollievo, ma mi chiedo cosa accadrà quando dovremo adempiere agli obblighi sospesi.

La dematerializzazione e la telematica hanno garantito in questi mesi la gestione del lavoro negli studi professionali con una mobilità ridotta. Con quali strumenti informatici ha affrontato più efficacemente questi processi e con quali risultati?

In effetti, gli strumenti telematici sono stati fondamentali per garantire una minima operatività. Ad esempio, le riunioni del consiglio notarile di Bergamo si sono regolarmente svolte (anche in via straordinaria) sulla piattaforma di videoconferenza Webex, permettendoci di essere operativi anche a distanza. Sempre tale piattaforma (o altre analoghe, quali Zoom) ha poi consentito ai notai del mio distretto di ricevere verbali di assemblea di società e altri enti associativi, oltre che di tenere colloqui a distanza con i clienti. Di fronte alle restrizioni alla mobilità e alla circolazione delle persone, poi, abbiamo utilizzato alcuni strumenti già previsti dall’ordinamento giuridico e dalla nostra legge notarile, e che l’informatica e la telematica hanno reso ancora più efficienti; mi riferisco alle procure ordinarie su supporto informatico o alla scrittura privata redatta con il nostro software iStrumentum.

Il Consiglio dei Notariati dell’Unione Europea ha pubblicato di recente un piano di intenti nel quale un ruolo strategico è riservato alla tecnologia. Dopo questa esperienza quale modello di notaio e di studio notarile immagina per il futuro?

Dobbiamo essere propositivi, agire in attacco e non in difesa, e proporre modelli che utilizzando la tecnologia, permettano allo studio professionale notarile di essere al passo con i tempi per evitare che lo spazio lasciato vuoto in mancanza di nostre soluzioni, venga riempito da altri, arrogandosi addirittura la nostra funzione. Non nascondo, che un sistema del Notariato a disposizione dei notai e dei cittadini, con opportune garanzie di privacy e di identificazione, per consentire transazioni anche da remoto, nel pieno rispetto della funzione pubblica, sarebbe stato a mio parere grandemente utile in questi mesi (e anche per il futuro).