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"I consumatori e gli investitori oggi non danno importanza alla lealtà, all’amicizia, ai sentimenti. È in un certo senso arrivato il tempo che l’umanità elabori laicamente una dottrina sociale secondo la quale possano essere vissuti rapporti autenticamente umani, di amicizia e di socialità, di solidarietà e di reciprocità, anche all’interno dell’attività economica e non soltanto fuori di essa o 'dopo' di essa" (Enciclica “Caritas in Veritate”).

La Banca Mondiale, nell’ambito del Global Forum on Law, Justice and Development – (LJD) ha lanciato il Progetto “Human-Centered Business Model” che al grado raggiunto oggi dal sistema economico globale oppone la sfera degli affari in termini di un rinnovato umanesimo spirituale, capace di tenere in conto i propri interessi coniugandoli con la responsabilità verso le comunità di lavoro, verso l’ambiente in tutte le sue forme, e verso il futuro che lasceremo.

L'Unione Internazionale del Notariato (UINL), rete mondiale con l’ambizione di porsi al servizio sia globale che locale di una società più giusta, più umana, più consapevole e libera in quanto più informata, ha accettato di essere partner del progetto, in particolare del Pillar 1 (Guiding Principles) e del Pillar 2 (Legal Framework and Governance) nella prospettiva del coordinamento del Gruppo «Legal framework and Governance».

Nell’impresa del Terzo Millennio, l’assistenza notarile non ha soltanto lo scopo di dare certezza ai diritti e alla circolazione, ma, soprattutto, di garantire l’eliminazione di ogni asimmetria fra le persone che si rivolgono al notaio. Se è nell’interesse di tutti che il business abbia successo, esso deve però distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia: “La fabbrica è per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica” affermava Adriano Olivetti.

La domanda è: che genere di business?

Ci vuole competizione più responsabile e una politica “più umana”, che punta ai processi di integrazione sociale a cominciare dagli eccessi della disuguaglianza, culturale, intergenerazionale e ambientale; contrastando il modello dell'alienazione e dello svuotamento di senso della vita sociale, che fa pagare l’artificiale benessere materiale con una degenerazione qualitativa della vita sociale, con miseria emotiva, precarietà, instabilità, insicurezza, anomia e paura.

Un nuovo modello imprenditoriale basato sull’uomo

Nel Pilastro 1 del progetto, la sfida sta nel selezionare i principi universali che contengano indicatori misurabili di prestazione, per incorporarne i principi negli statuti fondamentali dell’impresa, insistendo che, a partire dallo statuto dell’impresa, agli esseri umani si garantiscano condizioni di lavoro di buona qualità e legittimità quali attori sociali rispettati nella loro comunità locale; mentre nel Pilastro 2 è necessario riflettere sugli schemi, esistenti o da adottare, specie per la struttura degli organi di governance e delle loro rispettive funzioni. Il progetto piloterà un nuovo «Modello Imprenditoriale basato sull’Umano» per far sì che le imprese ricorrano a metodi socialmente più sostenibili, combinando su base egualitaria la dimensione for-profit con la sostenibilità verso l’uomo.

Il Bilancio Triplo

Ne nascerà una struttura c.d. a «Bilancio Triplo» (sociale, ambientale, economico, c.d. Triple bottom line, TBL o 3BL), cioè una struttura a tre divisioni (“three Ps”: people, planet and profit) in un’architettura che considera le prestazioni nei primi due profili, in aggiunta paritaria alle performances economiche, e che creerà un nuovo approccio alternativo per fare attività di impresa “centrata sull’umano”. Fino ad un vero e proprio modello economico, sostenibile ed equo in quanto capace di condividere la prosperità con la crescita inclusiva. Esso detterà ai legislatori nazionali, veri statuti giuridici delle società, con proposte di governance e amministrazione modellizzate in modo da permettere adattabilità ai differenti contesti sociali ed economici. Per poter essere attuato, infatti, il Progetto necessita di un quadro regolamentare e legale solido, comprendente le dimensioni giuridiche e fiscali.

I Principi Ispiratori

Vengono richiamati i «diritti dell’Uomo» che delimitano la responsabilità delle imprese a partire dagli interessi pubblici e dalla «Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (DUDH)», dal «Patto Internazionale relativo ai Diritti Economici, Sociali e Culturali (PIDESC)» e dagli strumenti elaborati dalla «Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT)».

Non si tratterà di mere enunciazioni di buoni propositi campati per aria, ma di veri e propri modelli teorici frutto dell’analisi approfondita di ogni singolo elemento e debitamente sorretti da ben identificati indicatori sostenuti dalla matematizzazione e datificazione necessarie a misurarne l’efficacia, testandoli e affinandoli in programmi-pilota su scala almeno nazionale

Oltre la responsabilità sociale delle imprese

È molto importante essere consapevoli che questa iniziativa si distingue dalle politiche che vanno sotto la rubrica della «responsabilità sociale delle Imprese». La RSI si propone di stimolare le imprese a prendere in considerazione la protezione dell’ambiente e il benessere dei dipendenti, della comunità, e della società civile in generale. Il «Modello Economico Centrato sull’Umano» si sforza di andare più lontano ed elaborare una nuova forma di soggetto giuridico (sostenuto da un nuovo sistema globale di utensili e di tecniche di governance, finanziarie e fiscali) nel quale sostenibilità ambientale e sociale sono sullo stesso piano del profitto, per cui gli aspetti sociali ed ecologici non sono più interessi «terzi» o «esterni» ai quali un manager potrebbe pensare solo perché possono venire utili per incrementare i profitti, ma diventano «corporate goals». In una partita in cui le obbligazioni sociali non potranno più essere sacrificate alla massimizzazione del profitto, e un’attenzione cruciale dovrà essere dedicata ad immaginare meccanismi innovativi di incentivazione agli investimenti.