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Se vogliamo capire pienamente le potenzialità e possibilità di una interazione tra diritto e informatica occorre portare alla luce l'esigenza che il notaio (e in generale il giurista) ha tutti i giorni nella sua attività di comprendere ed interpretare i fatti della vita quotidiana (spesso di incerto significato); poi gli enunciati normativi, così come sono letti ed applicati nella prassi giudiziaria, amministrativa e notarile; infine, costruire insieme alle parti la lex contractus, adeguando le categorie tradizionali agli interessi dei cittadini, e non costringendo quelli nel letto di Procuste degli schemi concettuali ereditati dalla tradizione.

Se il diritto fosse come la geometria, fatta di assiomi e teoremi, o se consistesse semplicemente nella applicazione di una regola data, o nell'effettuazione di un calcolo, o nella riproduzione del già deciso, il trasferimento di dati in un algoritmo sarebbe assai agevole. Ma se, come da tempo va condivisibilmente ripetendo Nicolò Lipari, il più significativo indice di qualificazione della giuridicità nel tempo presente consiste nel passaggio da uno ius positum ad uno ius costantemente in fieri e l'essenza dell'attività del giurista risiede nell'interpretazione, quindi nella valutazione di fatti e di enunciati normativi, la riduzione di questa attività ad un algoritmo capace di risolvere i problemi mi pare assai un tema più complesso.

Il sintagma 'intelligenza artificiale' (AI) indica quei sistemi che mostrano un comportamento intelligente analizzando il proprio ambiente compiendo azioni, con un certo grado di autonomia, per raggiungere specifici obiettivi, come i motori di ricerca o i sistemi per il riconoscimento vocale o facciale.

Intelligenza artificiale notarile

Quello che al momento mi pare realizzabile, sul terreno notarile, è un contratto che si muova interamente in ambito informatico, cosi che il notaio e le parti si muovano in una sorta di percorso vincolato in cui ad ogni passaggio siano chiamati a risolvere un problema o a fornire una qualificazione di un fatto. In un simile modello la macchina potrebbe essere chiamata non solo a svolgere la funzione di veloce e documentato ausiliario, così da semplificare il processo decisionale, ma anche di vigile osservatore delle decisioni e operazioni compiute nell'intera formazione del regolamento negoziale. In definitiva, la decisione negoziale robotica o automatizzata è un utile portato dell'evoluzione tecnologica, purché appunto rimanga in un ruolo sostanzialmente servente e sostitutivo di operazioni umane meccaniche o ripetitive in quanto caratterizzate dalla non necessità di valutazioni o di scelte in senso lato discrezionali: ciò che riconduce il robot che decide nel contratto al ruolo di esecutore di istruzioni le più semplici possibili.

Tecnologia problem solving

Una interpretazione stabile della realtà socio-economica, fatta da un algoritmo, appare una aporia, una contraddizione in termini, poiché la realtà è mutevole per la sua stessa natura. Una aporia, probabilmente, basata sull'equivoco concettuale che consiste nel pensare che l'intelligenza artificiale sia intelligenza (comprensione, epistemologia) mentre è solo un meraviglioso sistema di problem solving (competenza, tecnologia). L'intelligenza pone i problemi, la tecnologia li risolve.

Al cospetto di sentieri ancora in parte sconosciuti (macchine capaci di ragionare e decidere) la saggezza induce a non ritirarsi per timore né ad inoltrarsi alla cieca, bensì munirsi di una bussola (cioè una adeguata consapevolezza culturale della complessità dei problemi) per assumere il corretto orientamento ed iniziare ad esplorare.

La decisione negoziale robotica è un arduo e grave tema, non possiamo nasconderci, che il giurista affronta con timore e sospetto. E perciò è necessario interrogarsi insieme, ascoltare le voci più diverse, e poi scegliere risolutamente e percorrere il cammino dettato dalla nostra convinzione.